Monghidoro, carrioli contro le “correnti gravitazionali”

Non hanno motore ma si accontentano di una semplice discesa. Successo per il quarto “Gran Premio”

Articolo di Sarah Buono

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L’unico rumore ammesso è quello delle risate del pubblico, d’altronde con le wacky races, più italicamente noti come carrioli, il divertimento è assicurato.

Cento gli ardimentosi che lo scorso 22 luglio si sono sfidati per il quarto gran premio di Monghidoro, organizzato dal gruppo Scaricalasino, a bordo di “macchine” rigorosamente prive di motore a bordo. Più di un chilometro il tragitto della competizione, con un dislivello di 103 metri, da via Garibaldi fino alla piscina dove si è tenuta la festa finale.

La gara era valida per il campionato regionale ed erano ammessi tutti i mezzi di categoria Fics, quella che si occupa per l’appunto di “speed down” la disciplina che regola i carrioli e che trova nella velocità la sua essenza.

Uno sport atipico ma tra i più rispettosi  della natura, visto che i mezzi utilizzati non producono alcun inquinamento, nè acustico nè atmosferico. I piloti si lanciano in discesa lungo strade asfaltate alla guida di mezzi spinti solo da energia gravitazionale. Possono essere monoposto o biposto, hanno ruote gommate, a cuscinetti oppure in legno.

Le macchine, che devono rispettare rigidi regolamenti tecnici, possono essere comprate o autocostruite. Ai piloti che guidano super tecnologici e velocissimi mezzi gommati si uniscono gli equilibristi sulle tavole, i coraggiosi bikers, i funamboli sulle ruote di ferro e gli spettacolari trikers, a bordo di un particolare mezzo con davanti una ruota di bicicletta e dietro due ruote ricoperte di plastica per correre senza limiti. In tutta Italia sono circa 800 i piloti tesserati.

Vince la competizione chi impiega il minor tempo possibile (se si tratta di discesa cronometrata) oppure sopravanza gli altri concorrenti (in caso di discesa a sfida diretta) nel completare percorsi che mediamente misurano  circa due chilometri.

Altra caratteristica importante dello speed down, che Monghidoro incarna perfettamente, è l’ambientazione della gara: ambienti naturali o borghi antichi, pendenze alpine, strade tortuose. Uno sport infatti che nel nostro Appennino ha trovato molti appassionati, e che ha visto moltiplicare gli appuntamenti, in Valsamoggia, a Monte San Pietro e Loiano all’insegna di una festa collettiva e di sana competizione.

 

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