“Sto facendo la Via degli Dei da Firenze a Bologna, rigorosamente al contrario. Fare le cose col verso giusto non fa per me”. Camilla Di Pace è una giovane donna di Latina che, come tantissime persone quest’estate, ha deciso di mettersi in cammino sull’Appennino con lo zaino in spalla.
Sembrerebbe una storia come altre, ma l’avventura di Camilla parte da lontano, da quando all’età di 7 anni perse la vista per una malattia degenerativa. La disabilità non le ha impedito di fermarsi, mai. Ha studiato a Bologna, si è appassionata al giornalismo, ora gioca nella squadra di blind football ASDD Roma e ogni volta che può si gode un concerto di De Gregori. “Mi sono messa in cammino il 29 luglio con una splendida compagnia di amici e amiche”, racconta sulla sua pagina social. Tutto nasce dal progetto di Appennino Slow e Noisy Vision ‘In montagna siamo tutti uguali’. “La privazione della vista, come tutte le cose, ti dà e ti toglie. Certamente, il passo e un po’ più lento. Non è semplice districarsi tra le buche, o fare salite impervie e sconnesse, a volte può essere difficile anche farsi spazio tra le foglie. Il senso di libertà che ho provato però, è estremamente profondo. Abbiamo adottato la tecnica del cordino, che consiste nel legare un estremo di una corda alla mia vita e l’altro a quello dell’accompagnatore. In questo modo, ho potuto camminare da sola e mi sono goduta a pieno il profumo dei fiori, la musica degli animali e delle foglie”.
– Che tecnica di cammino utilizza Camilla Di Pace?
– Qual è stata la tappa più dura per lei?
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